I misteri del complottismo

A seguito dei misteri mariani la mia opinione su tutto quello che abbiamo detto nella puntate precedenti.
In sintesi, il complottista avvelena anche te. Digli di smettere.

Qui di seguito il testo,

Vi parlerò innanzitutto di un libro che mi affascina e che leggo e rileggo.

Georges Dumézil è  l’autore dei Matrimoni indoeuropei e degli Dei dei Germani. Il secolo scorso gli deve di aver dimostrato al mondo che gli indoeuropei, cvvero celti, baltici, latini, iranici, scandinavi, indiani, umbri, slavi, greci, costruirono la loro mitologia attorno a uno schema tripartito; separando con cura le funzioni economiche e quelle statali tra loro e ambedue delle funzioni religiose.

In questo testo, che s’intitola “Il monaco in nero e grigio dentro Varennes”, questo scienziato coltissimo ha scritto pagine incredibili che scaraventano il mistero nella vita razionale.

Luigi XVI e Maria Antonietta vennero arrestati a Varennes nel 1791, mentre fuggono. Più di due secoli prima, il medico-mago Nostradamus aveva scritto, nelle sue Centurie profetiche, una quartina che corrisponde in maniera impressionante, e sino al minimo dettaglio, a ciò che avvenne alla coppia regale. Molti hanno notato, a partire dall’inizio dell’Ottocento, questa concordanza inspiegata.

Dumézil cerca la ricorrenza del toponimo Varennes e lo associa alla strada bianca e tortuosa e trova che ce n’è uno solo con queste caratteristiche in tutta la Francia. Analizza il significato della parola cap (conosceva trenta lingue ed è stato il più grande indagatore di antichi miti) e trova che non può che significare quello che s’intuisce.

Alla fine lo studioso si trova di fronte ad una realtà che smentisce la scienza e impone il mistero e, con grande imbarazzo bisogna dire, propone la sua soluzione, una cosa tipo i viaggi nel tempo.

Ma non è la soluzione che c’interessa, è il metodo seguito. Perché il protagonista del racconto, Espopondie, alter ego di Dumézil nell’indagine, non vuole altro che far funzionare la ragione sino alle estreme conseguenze. Così non condivide l’atteggiamento di coloro che, «col pretesto di proteggersi dall’irrazionale, rifiutano di registrare quelle osservazioni che lo stato delle nostre conoscenze non consente di interpretare». Affronta l’irrazionale, razionalmente ne mette in evidenza l’evidente carica sovversiva, cerca di spiegare sempre argomentando, dati alla mano.
Queste pagine di uno scienziato alle prese con l’irrazionale sono impressionanti. Mai in ogni caso si perde la lucidità dell’analisi, mai l’onestà dell’argomentazione.

Noi non siamo pregiudizialmente succubi della scienza ufficiale. Nella radio abbiamo tenuto delle trasmissioni nelle quali abbiamo cercato di portare un punto di vista diverso da quello usuale. A volte abbiamo preso posizione in temi nei quali la verità ufficiale è palesemente carente o falsa. Ustica o la strage della stazione di Bologna del 2 agosto sono due vicende nei quali abbiamo sostenuto e sosteniamo un punto di vista fortemente critico rispetto alla verità che ci è proposta.

Chiunque abbia seguito seriamente  la vicenda della bomba alla stazione di Bologna ha maturato per tempo la convinzione che non sono i neofascisti a compiere la strage. Nel tempo si sono accumulati talmente tante argomentazioni in questo senso, ciascuna argomentata e verificata nei fatti, che solo gli sprovveduti possono accontentarsi di una verità povera e debole come quella ufficiale. Nello stesso tempo abbiamo raccolto prove della presenza di persone chiave quella mattina nei pressi della stazione, prove che fanno chiaramente presumere ben altri processi in corso, ben altri interessi. Si sono identificati i punti critici ed i metodi da utilizzare (le persone da interrogare, le domande da fare) per dimostrare una verità diversa. Si è costruito un quadro nel quale ogni elemento trova posto con una ricchezza di dettagli ed una coerenza interna che la verità ufficiale è ben lontana dal possedere.

Lo stesso per Ustica, dove le prove a favore della bomba nella toilette di coda sono inconfutabili e schiaccianti, il Mig libico è stato osservato cadere sulla Sila 20 giorni dopo da testimoni con nome e cognome e gli atti processuali che confermano queste affermazioni sono a disposizione di tutti e conducono a queste conclusioni. L’opinione pubblica ha una convinzione completamente errata, non sostenuta da quasi alcuna prova. Che si possa ancora parlare dell’ipotesi del missile, è il vero mistero della vicenda di Ustica, non altro.

Anche nella vicenda di Bossetti abbiamo chiara la predominanza di una verità di parte, ufficiale, debole, incompleta, falsa e contraddittoria ed una controinchiesta (oggi si direbbe contronarrazione) basata su fatti, prove, testimonianze. Il quadro alternativo proposto è coerente e richiede solo delle verifiche che sono chiaramente indicate dai critici. La stessa prova che inchioderebbe Bossetti è messa in discussione in modo tale che viene offerta la possibilità di verifica, l’analisi del DNA.

Non siamo stupidi, quindi, sappiamo che il complotti esistono da sempre. L’omicidio di Giulio Cesare fu frutto di una cospirazione. Questo lo sappiamo. Sappiamo anche, l’abbiamo dimostrato, che la verità è un bene prezioso in mano all’autorità, che lo usa nel modo più opportuno, a volte con delle finalità precise (posizionamenti geopolitici nelle vicende di Ustica e della stazione di Bologna, che sarebbero messi in crisi qualora la verità fosse dichiarata pubblicamente), a volte senza finalità o per motivazioni di basso livello, come la carriera personale o le fissazioni individuali di un funzionario nel caso di Bossetti, e vanno avanti per inerzia o per trascuratezza.

Qual’è il problema allora?

Il fatto rilevante, dirimente e qualificante ai fini della nostra esposizione è che in nessuno dei casi che abbiamo citato e che sosteniamo nelle nostre trasmissioni la critica alla verità ufficiale sfugge al suo dovere di coerenza, completezza, documentazione e rigore.

Mentre il complottista crede non solo che il complotto sia possibile ma che la realtà che ci sta intorno sia tutta un complotto.

Andiamo un passo indietro.

Le origini del complottismo moderno alcuni le fanno risalire nientemeno che a Joseph de Maistre. Il grande reazionario non poteva certo accettare che la storia si muovesse a furor di popolo. Per lui il popolo non aveva alcuna legittimità, figurarsi la capacità di muovere spontaneamente degli eventi. Non sorprende quindi che de Maistre abbia progressivamente aderito alla teoria del complotto illuministico-massonico alla base della Rivoluzione francese, molto diffusa negli ambienti legittimisti, secondo la quale numerosi aderenti alla massoneria, spostandosi sulle posizioni della setta radicale degli Illuminati di Baviera, fondata qualche anno prima, contribuirono segretamente alla preparazione della Rivoluzione francese. Fra questi anche molti scienziati, come ad esempio Benjamin Franklin, massone come ben noto. Gli scienziati in generale facevano senz’altro parte del complotto per destabilizzare l’ordine precostituito.

Quel che è comprensibile, anzi logico e in qualche misura ineluttabile, per un tradizionalista non dovrebbe essere comprensibile in bocca ad un seguace del pensiero liberale, per il quale la storia, perlomeno i fatti economici, le idee e le leggi, ma in fondo tutta la storia è frutto di un ordine spontaneo.

Per un seguace della scuola austriaca ed in genere per un liberale la storia è il frutto dell’interazione degli individui, ciascuno mosso da motivazioni proprie e ciascuno capace di influire sugli eventi, sia pure in modo diverso.

Non capiamo quindi come possa un liberale trovare impossibile che un fanatico possa avere sparato al presidente degli Stati uniti. Siamo certi che intorno a questa vicenda si siano mosse forze potentissime ed oscure, interessi leciti ed illeciti, confessabile ed inconfessabili.
Quello che è incomprensibile (e pericoloso) è il giudizio “impossibile, è impossibile che Osvald abbia sparato, ridicolo solo pensarlo”.

Nel tempo la qualità della controargomentazione si è sempre più deteriorata, in parte seguendo il successo strepitoso del genere, successo di mercato al quale ha corrisposto un decadimento della qualità letteraria.

Abbiamo descritto all’inizio il comportamento di autori e di studiosi nell’analisi di fatti che si prestavano ad argomentazioni in contraddittorio.

Abbiamo visto che i fatti sono stati esaminati allo scopo di dare interpretazioni che dessero un quadro completo, ragionevole ed esaustivo, non esclusa la discussione sulle prove necessarie ad avvalorare la tesi alternativa.

Nei tempi più recenti la letteratura complottista si è involgarita progressivamente ma non fino a perdere di credibilità. Anzi, al calare della verosimiglianza e della rispondenza ad una seria controanalisi dei fatti, il pubblico si è sempre più facilmente abbandonato alle teorie cospiratorie, al punto che ormai la controteoria nasce insieme ai fatti. Sparano in una moschea in Nuova Zelanda? non hanno ancora finito di arrestare l’assassino che già circolano le ipotesi di complotto. Brucia la chiesa di Notre-Dame? Non si sono ancora raffreddati i detriti che già è certo che Macron l’abbia fatto per distogliere l’attenzione dalla Libia. Che poi in Libia non stesse prendendo iniziative che necessitassero di essere nascoste, questo è del tutto secondario. Il complottista, infatti, ha spiegazioni a tutto ma sono sempre le stesse, che si adattano con minime variazioni a tutti i casi che si possono presentare. Se non è creare un pretesto per scatenare una guerra è un mezzo per distogliere l’attenzione da qualcosa.

Il meccanismo concettuale “ridicolo pensare che le due torri siano crollate per un incendio – il pubblico si beve qualunque panzana – il complotto serviva per invadere l’Afghanistan” è talmente rodato che non ha bisogno di altre spiegazioni. Il pubblico è talmente pronto a bersi qualunque panzana che le prime panzane che si beve sono proprio queste. Dato che provengono da fonti alternative non si devono nemmeno preoccupare della verosimiglianza e della coerenza. Possono sfidare impunemente non solo la fisica e che chimica ma anche la logica e la ragionevolezza. Se voglio invadere l’Afghanistan perché uso falsi documenti sauditi e non appunto afghani? Perché devo complicarmi la vita minando le due torri, facendo schiantare due aerei per coprire la finta demolizione, facendoli viaggiare vuoti senza passeggeri e senza equipaggio e via dicendo? Perché devo impazzire in una simulazione di complessità inimmaginabile, quando sarebbe bastato piazzare un paio di ordigni esplosivi alla base delle torri?

Il complottista, nell’epoca della circolazione massima delle informazioni, non è tenuto ad alcuno sforzo. Chiedetegli delle prove e vi obietterà che non siamo in un tribunale  E voi vi ritirerete, intimorito, perché non siete un giustizialista (vi accuserebbe sicuramente di esserlo).
Eppure così dicendo il complottista rivela una crepa profonda. Perché la raccolta dell’indizio, la sua interpretazione, l’esame della prova, la formazione dell’ipotesi e la sua verifica in contraddittorio sono presenti solo nel processo accusatorio oltre che nel romanzo poliziesco alla Sherlock Holmes e sono gli unici ambiti in cui si esprime oggi la ricerca della verità.

Esattamente come la giustizia civile e penale e come il romanzo poliziesco, anche la letteratura complottista si è deteriorata, ha perso di qualità.

Mentre per Kennedy, a partire da seri dubbi su Osvald come agente solitario, si è costruito un contro rapporto relativamente robusto e ragionevole, capace di raccontare una versione diversa ma in qualche modo coerente dei fatti (salvo poi non sapere trovare una prova decisiva a favore del complotto), in seguito il tempo dedicato alla confutazione è sempre stato più ridotto. L’argomentazione oggi usata è che lo stato ha interesse al complotto (come detto sopra, una nuova guerra da iniziare, uno scandalo sessuale da nascondere). Punto.
Anche le motivazioni sono sempre meno commisurate ai fatti: il Titanic affondato per una banale frode assicurativa, le due torri abbattute per nascondere la demolizione del WTC7 (per essere sicuri buttiamo qualcosa anche sul Pentagono, non si sa mai); la guerra in Bosnia per distrarre l’attenzione dalle avventure di Clinton.

Il racconto è ormai squalificato, non regge ad un’analisi minimamente critica, diventa inverosimile, grottesco, folle. Più è strampalato e più funziona. Metà delle persone crede che le 2 torri siano state abbattute dal governo americano, che l’uomo non sia andato sulla Luna, che Kennedy sia opera della Cia, che Theresa May abbia ordinato l’assassinio di Sergej Skripal.

A nostro parere i due fenomeni, inverosimiglianza e adesione del pubblico, sono strettamente correlati. Riteniamo che siano un grave pericolo per il nostro mondo.

Il mondo in cui viviamo ha bisogno di un ordine mentale in cui i fatti siano spiegati, le cui narrazioni siano coerenti e logiche. Nel quale i dubbi diano origine a controinchieste coerenti basate sui fatti e sulla logica.

Abbiamo invece questa aberrazione, quella che abbiamo descritto.

Per riassumere e concludere:

Il complottismo è la religione dello sprovveduto, colui che vede la cospirazione dappertutto senza tener conto dell’enormità dei fattori in gioco (quanto dev’essere grande l’ufficio complotti). Il complottismo è irragionevole.

Il potere usa certo la manipolazione ma, intelligentemente, sa che la menzogna migliore è la verità e quindi manipola fatti veri, che non hanno bisogno di costruzioni immense, che possono in ogni momento crollare a causa di errori o imprevisti.

Il complottista è intellettualmente disonesto perché non cerca e non si cura di dare una spiegazione. Pretende la fede cieca nella contronarrazione. Se lo stato è potenzialmente in grado di compiere un’azione significa che l’ha compiuta.

Il complottista è reazionario. Non crede nell’azione umana. Non crede che le persone siano libere, anche di compiere il male. Per il complottista solo l’autorità è in grado di agire utilmente e di compiere i fatti storici. Solo l’autorità, cospirando, ha la facoltà di fare la storia. L’individuo non esiste se non come agente inconsapevole di forze che lo sovrastano.

Il complottista, di conseguenza, è un agente del potere che ha interesse a negare l’ordine spontaneo. Nulla fuori dallo stato. Non è e non può essere di pensiero liberale ma è piuttosto asservito a schemi che non è in grado di comprendere. Il complottista non crede, perché non può, nella mano invisibile di Adam Smith.

Il complottista, di fatto, è un malato di mente che vuole instillarti la sua paranoia e non è contento finché non ti avrà reso un povero demente tremebondo come lui è.

Il complottista è un tuo nemico. Fatti un favore, allontanalo e digli di smettere.

I misteri di Maria – 6 – Maschile e femminile

Oggi affrontiamo un argomento più leggero del solito, di quelli che una volta si leggevano dal parrucchiere: storie di donne che sono uomini e di uomini che sono in realtà donne.

L’agenda LGBT ha imposto le sue regole e la nostra Maria è andata ad indagare con la lente sotto le gonne e ha trovato cose pruriginose e sorprendenti.

Tra le lenzuola succede di tutto. La domanda è: che ce n’importa? Maria risponde anche a questo.: ce ne importa eccome!
Ascoltate la nostra trasmissione e strabiliate.

I misteri di Maria – 5 – l’11 settembre

https://youtu.be/Qu9QsU0cWBY

Tanta gente non crede alla versione ufficiale sull’11 settembre.

Alla fine sia noi di Radio Svaboda che Maria Missiroli, nostra inviata nell’ignoto, dettaglieremo un pensiero complessivo e, speriamo, intelligente sui temi affrontati, che non sono solo esposti per fare audience.

Nel frattempo ascoltiamo cos’ha da dire sulla verità ufficiale su quella giornata che inizia il secolo nel modo più drammatico. Lo possiamo alche leggere sulla sua pagina.

Iscrivetevi a Radia Svaboda su Youtube per ricevere tutte le nostre trasmissioni e magari mandateci le vostre impressioni.

I misteri di Maria – 4 – Gli UFO

Dovremmo in realtà intitolarla UFO e scie chimiche, vale a dire quel che la gente è portata a credere.

Per una volta tanto Maria, la nostra indagatrice del mistero, non aderisce a teorie anticonvenzionali e non vi verremo a parlare di UFO e scie chimiche come di verità diverse dalla scienza ufficiale.

CIA e agenzie governative si sono esercitate, in questo caso, a costruire una storia per vedere fino a che punto ci si può spingere nel manipolare la mente ed i comportamenti del pubblico.

Noi, che abbiamo scritto dell’Invasione degli ultracorpi di Don Siegel, siamo convinti che la realtà sia meno semplice e che i fenomeni di questo tipo (credenze collettive che si diffondono in certe epoche) abbiano sempre origini complesse e che vadano viste nel contesto dell’epoca. I tempi erano quelli del pericolo rosso e la psiche del pubblico reagiva di conseguenza. Non c’era bisogno della CIA per questo.

Ma questo è solo il nostro pensiero e qui diamo spazio alle parole di Maria Missiroli.

I misteri di Maria – 3 – il Titanic

Nel mezzo di una serie di trasmissioni dedicate ad un tema  di particolare e misconosciuto interesse, il complottiamo, parliamo oggi della prima teoria che inaugura la stagione del complottiamo moderno antiplutocratico nell’epoca del new world order, con i temi che rendono affascinante e appetibile alle masse il mito: l’alta finanza, la Federal Riserve, i gesuiti, i massoni, le assicurazioni, le banche, il danaro e il suo dominio universale: parliamo del naufragio del Titanic..

Maria Missiroli, la nostra indagatrice del mistero, ci racconta una truffa assicurativa a scala colossale. Noi siamo ultra-scettici.

Qui di seguito una sua nota:

Il Titanic

Le cose che non tornano
Ecco un’altra storia che da una parte è entrata nel mito e dall’altra ha generato tante ipotesi diverse dalla versione ufficiale, spesso fantasiose.
Propongo che ciò avvenga soprattutto perché la gente percepisce che c’è qualcosa di intrinsecamente “strano” nella vicenda, anche se non saprebbe definire precisamente cos’è.
È impressa nella mente la storia delle scialuppe, chi si salva e chi no, ricchi e poveri, la nave di lusso affondata all’improvviso in mezzo all’Atlantico. Film su film hanno raccontato la storia facendone un mito. Titanic ha addirittura un significato semantico, è diventata una figura retorica.
Ci sono alcuni aspetti noti a tutti che però sono singolari:

  • la nave più grande e costosa al mondo affonda in pochissimo tempo (2 ore e 40) in condizioni di mare perfetto, praticamente da sola
  • sapevano che era zona di ghiaccio, erano stati avvertiti, però vanno proprio contro un iceberg e la nave affonda subito
  • l’iceberg è un agente causativo evanescente, che scompare subito
  • quando un qualsiasi veicolo colpisce un ostacolo, la distanza di avvistamento è fondamentale: è molto strano che la nave colpisca un iceberg avvistato in anticipo (paragoni con Andrea Doria, Concordia; esempio di auto che non riesce ad evitare un ostacolo)
  • la nave rimane perfettamente dritta fino alla fine: operazione di carico delle scialuppe agevole
  • le circa 700 persone caricate sulle scialuppe si salvano praticamente tutte (cosa per nulla scontata  in un affondamento in mezzo all’Atlantico)
  • il proprietario era l’uomo verosimilmente più potente del pianeta, e non certo per le sue attività marittime (doveva essere sulla nave, annullò il viaggio due giorni prima adducendo problemi di salute)

Un altro punto di vista
Tra tante idee fantasiose, c’è però una differente spiegazione della vicenda che è stata oggetto di serie e approfondite ricerche da parte di appassionati conoscitori, e che è sempre stata presente sin dall’epoca dei fatti.
Secondo questa interpretazione, la nave fu affondata appositamente dalla compagnia di navigazione per incassare l’assicurazione (intero costo di costruzione della nave nuova), e c’era un motivo molto forte per questo, individuabile in base a fatti ben noti. Il progetto era affondare la nave e salvare tutti; qualcosa andò storto nelle previste operazioni di soccorso, causando la morte di 1500 persone.
Da tenere presente: lo scontro con l’iceberg mostrato nel film è totalmente inventato. Nessuno si accorse di uno scontro con l’iceberg.  Al più, pensarono di esserci andati vicino. La teoria ufficiale dice che la nave urtò la parte sommersa dell’iceberg sotto la linea di galleggiamento
L’esercizio mentale da provare è separare i due fatti “affondamento” e “1500 morti”.  La nave sarebbe affondata nello stesso modo anche se si fossero salvati tutti, se una nave fosse arrivata in tempo. 
Quindi: Nave nuova e costosissima affonda da sola con tempo ottimo in un punto di profondità 3000 m (relitto non recuperabile); assicurazioni pagano l’intero costo; causa presunta e circostanze dell’affondamento estremamente improbabili

Le due navigemelle
La compagnia di navigazione ordina ad una società di cantieri navali la costruzione di tre transatlantici, i più grandi e lussuosi al mondo. I cantieri ne possono costruire subito solo due, causa dimensioni.
Due navi identiche, stesso progetto (stessi disegni), stessa contabilità: Olympic e Titanic.
Per la costruzione di una nave occorrevano 2 anni e mezzo. Le due navi sono costruite insieme, una accanto all’altra, sfasate di qualche mese per motivi di efficienza tecnica nella costruzione. La differenza di avanzamento lavori si stabilizza in 9 mesi.
Quindi la tabella temporale prevista era: dopo 2 anni e mezzo da inizio lavori una nave diventa operativa (tratta atlantica UK-New York), mentre l’altra rimane ancora in cantiere; dopo successivi 9 mesi anche l’altra diventa operativa.
Senonché la seconda nave al viaggio inaugurale affonda nel modo descritto.
La prima nave, a tre mesi dall’entrata in attività (quando la seconda nave aveva davanti ancora sei mesi di lavori) aveva avuto un notevole incidente (speronata da una nave da guerra della Marina). Era rientrata piano piano ai cantieri.  La giustizia inglese aveva deciso a favore della Marina => nessun risarcimento per i danni (noto da subito)
La compagnia dopo due mesi afferma di aver riparato la nave, che riprende i suoi viaggi.
Il quadro quindi è: quando la seconda nave parte per il viaggio inaugurale, esistono due navi identiche (per semplicità pensiamo fossero completamente intercambiabili, il che non è esattamente vero ma è un’approssimazione non irreale);  una è nuova, l’altra appena appena più vecchia ma con un brutto incidente. Quale delle due navi è quella che affonda nel modo improbabile che abbiamo visto, assicurata per nuova? Quella nuova o quella incidentata?
La versione dello “scambio di navi” non è smentibile, nonostante i proclami, neanche dal relitto (anzi).
Le due navi, un mese prima dell’uscita della nave “nuova” dai cantieri, erano state in cantiere insieme una settimana (era un fatto peculiare che la nave operativa fosse issata in cantiere). Poi una nave era uscita in mare. Quella nave sarà il transatlantico di maggior successo della storia. Passò indenne la guerra e fu smantellata a metà anni ’30. L’altra nave uscì dai cantieri un mese dopo; partì per New York e affondò in mezzo all’oceano.

E i 1500 morti?
Le stranezze del Californian: parte vuoto con solo un carico di panni di lana; si ferma in mezzo all’oceano dopo aver comunicato le sue coordinate al “Titanic” (mentre altre navi navigano senza problemi) adducendo pericolo di “ghiaccio”.Segreto di stato ancora prima che le navi con i sopravvissuti arrivassero in America. Dipendenti della compagnia subito rimpatriati e intimati di non parlare della vicenda alla stampa.
Le due inchieste (americana e inglese) si soffermarono su dettagli dell’intervallo di tempo da nave ferma a nave affondata, tralasciarono fatti in contrasto con la teoria preconcetta.
La storia a volte è buffa. Se la teoria dello scambio corrisponde a verità, una sola delle tre navi non affondò nel giro di pochi anni, anzi fu il transatlantico di maggior successo della storia della navigazione passeggeri: la nave che era stata costruita e varata con il nome di Titanic, cioè la nave il cui nome è sinonimo di affondamento.

Per altri dettagli si può leggere qui: http://www.mariamissiroli.it/index.php/84-appunti/logica/252-il-titanic-la-nave-che-non-affondo#comment-528


I misteri di Maria – 2 – l’uomo sulla Luna

ANNUNCIO: trasmissione ripetuta / audio migliorato.

 In una serie di trasmissioni dedicate ad un tema  di particolare e misconosciuto interesse, il complottiamo, parliamo del secondo grande tema per importanza: la discesa dell’uomo sulla Luna.

Al di là delle molte teorie alternative, alcune raccontate per esempio nel film Moonwalkers, il  punto cruciale è: la diffusione al pubblico di un falso allunaggio era tutt’altro che impossibile
È incredibile che la gente pensi che il governo americano fosse in grado di mandare l’uomo sulla luna e allo stesso tempo pensi che non fosse in grado di creare una falsa storia di allunaggio!
Quindi:
– allunaggio vero: forse possibile ma quantomeno problematico per tanti motivi, impossibile per tanti
– allunaggio falso: sicuramente possibile

Maria Missiroli, la nostra indagatrice del mistero, ci spiega il tutto in brevi e mirate parole. Noi siamo scettici.

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