Di Maio, novello interprete del trasformismo italiano, dismette i panni del demagogo per fondare, forse, un partito liberale. Non sarebbe, d’altronde, di che stupirsi. E’ interessante, piuttosto, vedere come la realtà raddrizzi senza tante storie i sogni storici dei demagoghi da burletta e le teorie insane di chi vorrebbe vivere a sbafo.
Si parla poi del bel risultato francese, dove Macron viene giustamente punito per inconsistenza e per il mancato coraggio del primo lustro di presidenza, ma la governabilità è garantita dal partito neogollista.
Sperando che questa tradizione porti almeno qualche pensiero solido a una presidenza finora incolore.
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